La vera ecofollia europea: rinunciare a produrre

· 9 Ottobre 2024


Nella nostra rubrica “Gli scorretti”, Carlo Cambi e Giulio Cainarca parlano del riscaldamento climatico, delle politiche europee e delle conseguenze dell’ideologia green. 

“Tutte le scelte che Bruxelles ha compiuto prescindono dai dati reali, la dimostrazione è la fine di una delle industrie portanti dell’economia europea, quella dell’automobile: quel comparto industriale è morto, finito”.

“Negli ultimi venti anni il rapporto di merce importata per ogni singolo europeo si è moltiplicato per venti volte. Cioè, noi abbiamo smesso di produrre, facciamo produrre fuori, ci vantiamo che non inquiniamo: ma, ovviamente, non producendo, non inquiniamo. E compriamo all’estero”.

“L’idea della finanza? Siccome gli europei sono ricchi, siccome hanno un tenore di vita alto, saranno forti consumatori. E dov’è che si fa profitto? Non è nella produzione, perché la produzione ha un costo industriale. Quando commerci, invece, hai dei margini ampii, obbedendo alla legge della domanda e dell’offerta, avendo costi molto limitati, e puoi anche non fare magazzino, perché tanto c’è la Cina che produce a domanda. A maggior ragione se poi commerci i prodotti a basso costo, prodotti altrove. Per non dire dei prodotti a basso costo che, importati in Europa e magari griffati da un marchio, diventano ad alto costo, e danno grande marginalità”.

“Questo è quello che ha fatto l’Europa. Oggi la capacità produttiva europea è ridicola rispetto al resto del mondo mondo. E poi ci si chiede perché non crescono i salari: per forza, non si produce valore aggiunto”.


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