Sull’alluvione il PD vuole l’autonomia: decidetevi

· 24 Settembre 2024


Nella nostra rubrica settimanale “Regioniamoci sopra”, Giuliano Zulin spiega come la sinistra cada continuamente in contraddizione quando la realtà dimostra che l’autonomia delle Regioni sia non solo importante da realizzare, ma sia innaturale il contrario. 

Nel caso dell’alluvione in Emilia Romagna, per esempio, abbiamo assistito al consueto balletto fra lo Stato e le Regioni nell’attribuire responsabilità su quel che è accaduto, su quanto è stato dato e quanto è stato fatto per sanare gli eventi passati e per evitare che si ripetessero. Zulin nota che l’Emilia Romagna, in particolar modo il gruppo dirigente del Pd che domina da decenni, sostiene che tutta la gestione dei fondi destinati per gestire questi accadimenti avrebbe dovuto essere demandata alla Regione e che la presenza dello Stato e il ruolo del Commissario straordinario alla ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo avrebbero in sostanza ostacolato il raggiungimento dell’obiettivo e la corretta spesa dei finanziamenti.

Anche tralasciando valutazioni sulla bontà del lavoro di Figliuolo, già apprezzato nella gestione dell’emergenza covid, la riflessione è: ma la vogliono, l’autonomia, o no? Perché non è che nel Pd ce l’abbiano con Figliuolo, ma proprio con il sistema, ed è questo che disorienta: mentre quando si tratta di definire un quadro generale di competenze (l’autonomia differenziata) corrono a firmare per il referendum che lo impedisca, quando invece le catastrofi succedono in casa loro, vogliono gestire territorio e sicurezza dell’ambiente in modo totalmente autonomo e criticano la presenza dello Stato. Questo corto circuito degli oppositori dimostra, paradossalmente, che con l’autonomia differenziata i conflitti di competenze sarebbero risolti a monte, che la babele burocratica verrebbe di molto snellita, che i denari verrebbero spesi con più responsabilità e con un controllo più stretto e più razionale, e infine che diatribe come quelle che si sono scatenate negli ultimi giorni in Emilia Romagna non comincerebbero neppure.

Un secondo esempio, spiega Zulin, è la Campania: che vede una curiosa alleanza fra Matteo Renzi e il governatore Vincenzo De Luca per spingere il referendum anti-autonomia verso il sì. Ma poi si comporta all’opposto sulle Zone economiche speciali (Zes) previste dal Decreto Sud varato dal ministro Fitto (oggi vicepresidente della Commissione europea): le otto regioni del Mezzogiorno che usufruiscono del pacchetto di vantaggi Zes avranno un coordinamento unico, cioè una cabina di regia a Roma, e questa cosa all’amministrazione campana non sta bene, tanto che sta valutando di inoltrare un ricorso alla Corte costituzionale perché alcune norme sarebbero gravemente lesive delle prerogative della Regione. In pratica se la Lombardia o il Piemonte o un’altra Regione chiedono il rispetto delle loro prerogative, allora vogliono sfasciare l’Italia, vogliono la secessione dei ricchi, promuovono la guerra nord contro sud. Quando però Roma mette un piede nelle loro amministrazioni, sebbene per favorire i loro interessi con sgravi fiscali e contributivi per le imprese (a carico della fiscalità generale), allora è subito una lesa autonomia regionale.

In pratica a sinistra, in particolare il Pd, non sanno più come maneggiare questa cosa che hanno promosso e caldeggiato fino a poco tempo fa, ma da quando è gestita dal centrodestra è diventata un male; e intanto ogni evento reale dimostra il contrario e li manda in crisi.


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