Nessuno compra l’auto elettrica perché non solo non salva il pianeta, ma è una boiata pazzesca
Fabio Dragoni · 23 Settembre 2024
Ad agosto 2024 sono state vendute 96.207 auto a batteria dentro l’Unione Europea. Sono tante? Sono poche? Esattamente un anno fa, i dati ad agosto 2023 ci restituivano questa cifra: 165.204 erano le auto elettriche immatricolate. Più che un calo sembra proprio un collasso. Insomma, i consumatori di acquistare l’auto a batteria sembrano proprio non averne voglia. Più gli viene imposta e più la rifiutano. Il leviatano di Bruxelles ha ben pensato di costruirsi un suo percorso “per salvare il pianeta”. Basta vietare la produzione di nuove auto a benzina e diesel a partire dal 2035 e il gioco è fatto. Quando questa prospettiva è stata disegnata ed approvata nel 2021 le case automobilistiche si sono fregate le mani e leccate i baffi. Non hanno avuto nemmeno bisogno di fare alcun tipo di strategia. Ci pensava la Commissione Ue a farla per loro. Le case avrebbero soltanto dovuto prepararsi a fare affari d’oro. Un bel ricambio forzato del parco macchine in circolazione a tappe forzate condito dai soliti immancabili sussidi pubblici, che sostanzialmente consistono nel far pagare ai contribuenti le auto elettriche che utilizza qualcun altro.
C’era solo un piccolo dettaglio: avevano provato a capire o sintonizzarsi su che cosa voleva il consumatore? Ovviamente non mi riferisco all’ortopedico che sta al quartier Parioli o al notaio che abita in Via Brera a Milano. Loro l’auto elettrica la comprano. L’hanno già comprata. Hanno la colonnina per la ricarica in garage e utilizzano la vettura per circolare dentro Roma e Milano. Loro hanno già fatto la loro parte per salvare il mondo. No, mi riferisco alla quasi totalità del mercato che rimane. Ad esempio, il rappresentante di commercio che può arrivare a fare anche mille chilometri al giorno sarà entusiasta di acquistare l’auto elettrica? Sembrerebbe proprio di no. Che geni questi politici. Che fenomeni questi manager. Impongono un prodotto con la forza e cadono dal pero se il consumatore poi li manda a quel paese. E i benpensanti sono lì che si lambiccano il cervello: “Ma come mai il consumatore non acquista l’auto elettrica? Eppure, è un’innovazione”.
Peccato però che l’auto elettrica non sia un’innovazione. Forse sarà una novità ma non certo un’innovazione. Chiamasi tale, infatti, un nuovo prodotto che cambia radicalmente le regole del gioco e le funzionalità del prodotto. Lo smartphone è un’innovazione perché, a differenza del vecchio telefonino, a sua volta un’innovazione rispetto al telefono fisso, ci puoi fare una miriade di cose che era impossibile, anzi inimmaginabile fare, con in vecchio cellulare. L’auto elettrica non è invece un’innovazione. Ha quattro ruote e va per strada. Mica vola. Ha 300 km di autonomia a batteria carica contro gli 800-900 di un serbatoio di un’analoga macchina a diesel o benzina. Potrebbe essere un’innovazione se i km di autonomia fossero 3.000 non 300. Potrebbe essere un’innovazione se non avesse bisogno di ricaricarsi perché, che ne so, cattura i raggi del sole e li trasforma in energia mentre viaggia. Ma se ci mette dai 30 ai 45 minuti per caricarsi, rispetto ai 5 minuti che ti ci vogliono a fare un pieno, dove sta l’innovazione?
Non è una novità neppure da un punto di vista cronologico. Come documento nel mio libro “Per non morire al verde” edito da Il Timone, ai primi del secolo scorso la percentuale di auto elettriche sul totale delle vetture circolanti negli Stati Uniti superava addirittura il 30% contro il 3% del 2022. Chissà̀ com’è che questa mirabolante tecnologia del futuro, già̀ conosciuta nel secolo scorso, si è poi darwinianamente estinta per riapparire solo ora con un atto di imperio politico che metterà̀ fuori legge appunto le auto diesel e benzina.
Le auto elettriche costano peraltro un occhio della testa e al momento le tasche meno capienti possono permettersi solo l’usato. Si stima, scrive Claudio Antonelli su “La Verità”, “che nel 2010 il 77% delle macchine usate” avesse meno di dieci anni. Nel 2022 le auto usate con meno di dieci anni sono scese al 45%. Auto sempre più vecchie in circolazione. Come a L’Avana a Cuba. E quindi sempre più inquinanti. Una vera e propria eterogenesi dei fini. Ma già si sprecano le trasmissioni televisive in cui ci si chiede dove e come l’Unione Europea abbia sbagliato in questa transizione.
La risposta è semplice: “Ha semplicemente sbagliato a occuparsene”. Avrebbe molto banalmente dovuto attenersi al sacrosanto buonsenso. Ovvero: la neutralità tecnologica. Stabiliamo cioè degli obiettivi ragionevoli e non campati per aria di riduzione delle emissioni tenuto conto che l’Europa non salverà il mondo, ammesso e non concesso che questo sia in pericolo. Con tempistiche razionali. E lasciamo che la competizione fra le imprese faccia il resto. Invece il leviatano di Bruxelles ha voluto decidere tutto. Ma proprio tutto. E ora le case automobilistiche non riescono a vendere le auto elettriche nella misura che credevano. Mediamente le loro emissioni sono calcolate al rialzo. E dovranno pagare multe salatissime al leviatano perché il consumatore ad acquistare auto a pile non ci pensa proprio. Secondo me reinterpreteranno il noto aforisma di Bertol Brecht: “La Commissione Europea ha deciso. Poiché il consumatore non è d’accordo bisogna nominare un nuovo consumatore”.
Claudio Di 4 Ottobre 2024 alle 23:14
Questa maggioranza Ue invasata di teorie pseudo ecologiste sono come Pol Pot, come i Barbados cubani che pretendevano di imporre un’ideologia contro la realtà