Se Montesquieu vale a Catania ma non a Palermo

· 17 Settembre 2024


Cari ascoltatori, può essere che Montesquieu valga a Catania e non valga a Palermo? Una delle tante assurdità nella richiesta di condannare Salvini per il caso Open Arms la possiamo trovare nell’analisi comparata con un caso molto simile, che aveva visto protagonista la Procura di Catania: la vicenda della nave Diciotti, che precede di circa un anno Open Arms.

Diciamo subito, a beneficio dei pignoli con il sopracciò, che il caso Diciotti non è totalmente sovrapponibile a Open Arms, perché si parla di un pattugliatore della Guardia costiera. Però le due dinamiche sono identiche: la Diciotti rimane per giorni e giorni in stallo nel Mediterraneo con circa 200 migranti a bordo, Malta litiga con l’Italia perché non vuole farsi carico dei profughi nonostante sia il porto più vicino. Salvini (come da programma elettorale della Lega, e concordato del governo gialloverde) pone il problema in Europa e chiarisce che è un problema di metodo: prima si stipula un accordo sulla redistribuzione e poi si concede lo sbarco dei migranti. Ne consegue che Salvini blocca la nave e non fa scendere i clandestini.

La dinamica e la sostanza sono molto simili al caso Open Arms. Ma nel caso Diciotti, di fronte all’iniziativa della magistratura che indagava l’allora ministro dell’Interno per sequestro di persona, il premier Giuseppe Conte e i ministri a 5 stelle Di Maio e Toninelli firmarono una lettera in cui si autodenunciavano perché, affermarono, è una linea del governo, e rivendicarono le azioni di Salvini. Cioè esattamente il contrario dell’atteggiamento che hanno tenuto su Open Arms, dove hanno scelto prima di fare ostruzionismo, e poi, in aula come testimoni, hanno oscillato fra un “non ricordo” e un “è colpa di Salvini”.

È chiaro che la contingenza politica è diversa, perché un anno dopo il caso Diciotti le crepe nel governo gialloverde si erano allargate, veniva comodo mettere nell’angolo uno che stava diventando un avversario politico. Ma la cosa più istruttiva e clamorosa riguarda le indagini della Procura. Dopo un rimpallo di competenze con Agrigento, il caso finì a Catania, la cui Procura, guidata dal magistrato Carmelo Zuccaro, al termine delle indagini chiese l’archiviazione dell’accusa di sequestro di persona, con la seguente motivazione: il ritardo nello sbarco della Diciotti era “giustificato dalla scelta politica non sindacabile dal giudice penale per il principio della separazione dei poteri di chiedere in sede europea la distribuzione dei migranti”, tra l’altro, aggiunge Zuccaro, “in un caso in cui secondo la Convenzione internazionale sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro”.

Insomma, i pm di Catania hanno archiviato l’accusa di sequestro di persona perché hanno riconosciuto che decidere di non far sbarcare una nave di migranti clandestini attiene all’autonomia della politica e non è qualcosa in cui può entrare la giustizia penale, a causa di uno dei fondamenti di una società liberale e di uno Stato di diritto: il principio della separazione dei poteri. Ne consegue che Montesquieu non può valere a intermittenza, per Diciotti sì e per Open Arms no, a Catania sì e a Palermo no. Per riconoscerlo, anche da avversari politici di Salvini, basta essere essere intellettualmente onesti.


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