Tutte le verità che non vi dicono su Open Arms
Matteo Salvini · 15 Settembre 2024
Pubblichiamo, nelle righe a seguire, un estratto di “Processo a un italiano”, aggiornamento di due capitoli del libro di Matteo Salvini “Controvento”, pubblicato per Piemme da Mondadori Libri SpA nel 2024.
Il testo completo è disponibile nella finestra qui sopra, in formato direttamente sfogliabile (cliccando sull’immagine) e scaricabile in formato pdf cliccando QUI.
Una nave spagnola di una ong spagnola si dirige verso un punto preciso del Mediterraneo, davanti alle coste libiche, per intercettare un barcone carico di immigrati. L’operazione viene filmata casualmente da un sottomarino della Marina Italiana, che documenta come non ci fosse pericolo imminente. Eppure gli
spagnoli agiscono di tutta fretta e si allontanano, senza aspettare le autorità, dicendo no a tutte le opzioni di sbarco. Dalla Tunisia a Malta, fino alla Spagna.
No, no, no.
Portano a bordo altre persone, restano giorni e giorni in navigazione pur di far rotta verso la Sicilia, rifiutano l’aiuto di Madrid e de La Valletta. Vogliono l’Italia, solo l’Italia, fortissimamente l’Italia. Ecco la storia del processo a mio carico. All’epoca ero Vicepremier e Ministro dell’Interno. Dal primo agosto 2017 al 31 luglio 2018, con Marco Minniti del Pd al Viminale, gli sbarchi furono 42.700. Dal primo agosto 2018 al 31 luglio 2019, con me al Viminale, gli sbarchi furono 8.691. Dal primo agosto 2019 al 31 luglio 2020, con Luciana Lamorgese al Viminale (prefetto gradito al Pd) gli sbarchi furono 21.618.
Ricapitolando. 42.700 sbarchi; 8.691 sbarchi; 21.618 sbarchi.
Ovviamente, meno sbarchi significano anche meno morti e meno dispersi nel Mediterraneo. Con me al Viminale, rispettivamente -95% e -55% rispetto all’era Minniti. Numeri che mi rendono orgoglioso. Da italiano, da politico e da padre di famiglia.
Eppure, sono finito alla sbarra.
Vi racconto questa storia incredibile. Il processo, è bene ricordarlo, è iniziato per il voto del Parlamento. Dopo la crisi di governo che aveva provocato la rottura della Lega con il Movimento 5 Stelle, proprio M5S si era unito alla sinistra (Renzi compreso) per darmi in pasto alla magistratura. Un ministro alla sbarra, non per aver rubato, ma per aver rispettato il programma elettorale col quale avevamo vinto le elezioni del 2018.
È il 14 agosto del 2019, quando la nave della Ong Open Arms, con 164 migranti a bordo, si posiziona davanti al porto di Lampedusa dopo aver bruciato intere giornate nel bel mezzo del Mediterraneo, rifiutando ogni soluzione alternativa. Niente Tunisia, no a Malta, mai in Spagna. Solo in Italia!
A quel punto inizia il braccio di ferro con l’Unione Europea e con l’allora premier Giuseppe Conte, a cui proprio negli stessi giorni la Lega aveva revocato la fiducia per le gravi inadempienze nell’agenda economica e di sviluppo infrastrutturale.
Mi pare doveroso ricordare quanto successo nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo, quando il mio avvocato Giulia Bongiorno ha formulato domande a Marc Reig Creus, comandante della Open Arms che all’epoca dello scontro con il governo italiano era indagato per favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina (poi ne uscì pulito).
Ecco la storia.
Il 29 luglio 2019 Open Arms parte da Siracusa, salvo poi cancellare dal diario di bordo la destinazione dirigendosi al largo della Libia senza annunciarlo alle autorità. «Perché?», domanda l’avvocato Bongiorno. «Perché così ci aveva ordinato l’armatore», risponde il comandante. Poco dopo, ecco che viene intercettato proprio in quella zona un barchino in difficoltà. Un caso o un appuntamento? Secondo Creus, ovviamente un caso. Una coincidenza favorita dalle ottime condizioni meteo, aggiunge.
Il comandante assicura di aver voluto seguire le regole: eppure il primo di agosto il governo italiano gli aveva notificato un divieto di ingresso nelle acque territoriali. Open Arms rifiuta di fare rotta verso la Libia, non chiede un porto sicuro al suo Stato di bandiera (la Spagna), ignora l’invito di quest’ultima a rivolgersi alla vicina Tunisia, non accetta di far sbarcare i migranti a Malta. Resta, per quattordici giorni, nel cuore del Mediterraneo. Tanto che La Valletta in una mail ufficiale la accuserà di «bighellonare». Perde tempo anziché fare rotta verso la Spagna, accusa Malta.
Anche perché la penisola iberica sarebbe stata raggiunta – secondo Creus – in 60 ore di navigazione. Meno di tre giorni. «Cercavamo il porto sicuro più vicino», insiste il comandante nell’aula bunker dell’Ucciardone. Ma le norme sul soccorso in mare non prevedono che il porto sicuro sia quello più vicino,
gli ricorda la difesa. E ancora. Il 9 agosto, quando Open Arms ha già a bordo i migranti intercettati
in due diversi interventi – oltre alle 19 persone di equipaggio (tra cui due giornalisti) – viene fatto salire a bordo anche Richard Gere.
Anche su questo punto il comandante non rileva stranezze, nonostante l’Ong lamentasse – proprio in quelle ore – condizioni estremamente difficili, a partire dal sovraffollamento.
Attenzione alle date.
Il primo intervento della Open Arms è del primo agosto; la nave resterà nel Mediterraneo fino al 20 agosto, e nei giorni precedenti aveva rifiutato di aiutare un’altra Ong che chiedeva di poter trasferire a bordo della nave spagnola alcuni immigrati. Strano concetto di solidarietà. «Il comandante non può decidere la destinazione», risponde Creus. Riassumendo: il primo agosto c’è il primo intervento in acque Sar (Search and Rescue) libiche. Madrid suggerisce di contattare la Tunisia. Open Arms non accetta.
Il 2 agosto Open Arms prende a bordo altre 69 persone al confine tra le acque Sar libiche e maltesi. Ma il porto sicuro (in gergo tecnico, il Pos, Place of safety) lo chiede all’Italia, che già le aveva espressamente vietato l’ingresso.
Il 4 agosto, resta in mare senza dirigersi verso la Spagna. Idem il 5 agosto, il 6 agosto, il 7 agosto, l’8 agosto, il 9 agosto. Ma in quest’ultima data, fa capolino la star internazionale Gere con tanto di telecamere e fotografi al seguito.
Il 10 agosto, dopo un ulteriore intervento, Open Arms prende a bordo altri 39 migranti. Malta si offre di accoglierli, ma il comandante rifiuta di farli scendere per paura di scontri a bordo – così racconta – e si avvicina invece a Lampedusa. Ci rimane il 10 agosto. E anche l’11, il 12, il 13. Dal 14 agosto, nonostante nel frattempo Madrid maturi la decisione di dare un porto sicuro, scatta l’accusa di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per Salvini. Lo sbarco avviene solo il 20 agosto. Ovviamente in Italia.
Nonostante non fosse loro competenza, le autorità italiane hanno assicurato in tutti questi giorni la massima assistenza alla nave, occupandosi di evacuare i migranti bisognosi di cure.
Nessuna delle altre persone a bordo dovrà ricevere particolare assistenza medica dopo lo sbarco; gli esperti hanno detto a processo che le condizioni generali erano discrete, anche perché i casi più gravi erano già stati soccorsi. Aggiungo: in caso di problemi medici o sanitari, sono altre autorità a poter
concedere lo sbarco e non più il Viminale.
Detto brutalmente, in caso di problemi di salute il ministero dell’Interno non avrebbe potuto evitare lo sbarco nemmeno se avesse voluto (per chiarire: mai e poi mai avremmo sottovalutato problemi di salute).
Nelle stesse ore in cui il comandante rilasciava imbarazzanti dichiarazioni nell’aula siciliana, Medici Senza Frontiere denunciava: «In 113 ancora su Geo Barents dopo 12 giorni». Dodici giorni. Più di quelli contestati a me. Non risulta che il ministro dell’Interno dell’epoca, Luciana Lamorgese, sia stata denunciata.
Luca M. Di 16 Settembre 2024 alle 12:53
E’ una vera porcata !! Si vuole attaccare un Leader politico usando il braccio armato della Sinistra le toghe corrotte e politicizzate.
Tieni duro Salvini , sarò sempre dalla tua parte .