Che tenerezza la sinistra che pensa di usare Vannacci
Giovanni Sallusti · 20 Agosto 2024
Cari ascoltatori, oggi provo un sentimento di tenerezza per la sinistra, per il loro mainstream, per i loro giornaloni, per i loro partiti o pseudotali e per i loro leader. Questi qua pensano seriamente di usare il generale Roberto Vannacci come utile idiota (secondo la tradizione leninista), cioè di manovrare un esponente del campo avverso contro Il campo avverso medesimo. Si sbagliano, perché approcciano Vannacci come se fosse un politico o un politicante di professione (tipo, per fare un esempio, Gianfranco Fini) che ha vissuto all’interno della bolla politica, fatta di incarichi, spartizioni e potere. Cioè pensano di intrappolarlo solleticandogli l’ambizione.
Dico questo perché da giorni imperversa il tormentone agostano dei retroscena, utile ai giornali che devono riempire le pagine, in cui si favoleggia di un partito-Vannacci in arrivo: prendono qualche parola da un suo collaboratore, insinuano una sfumatura qua e là, allineano retropensieri sul futuro del suo movimento dopo che è diventato un’associazione culturale. Salvini è intervenuto e ha smentito questa ipotesi descrivendo semplicemente la realtà: Vannacci è un esponente politico indipendente all’interno della Lega. Poi lo stesso Vannacci al Corriere della Sera ha negato categoricamente di voler fare un partito. Niente: i distinguo e i sospetti continuano a moltiplicarsi per alimentare all’infinito il tormentone di uno strappo imminente quanto immaginario.
Quel che proprio non afferrano, quelli di sinistra, è il loro errore a monte, che è proprio metodologico: e questo accade perché non capiscono con che personaggio hanno a che fare. Piaccia o meno, il generale Vannacci ha comandato il reggimento paracadutisti Col Moschin, la brigata paracadutisti Folgore e il contingente italiano in Iraq, la Task force 45 durante la guerra d’Afghanistan. Ha ricevuto, tra le altre, la principale onorificenza militare americana per i servizi resi contro lo Stato islamico (alla faccia di chi lo descrive come un putiniano). Ed è anche un uomo che ha scritto un libro piuttosto in controtendenza con la vulgata, in cui sostiene con coraggio posizioni scomode e usando un linguaggio a tratti anche ruvido.
Ma i lorsignori pensano di avere a che fare con un nuovo Gianfranco Fini, cui solleticare l’ambizione con un paio di titoli di giornale e l’invenzione di un nuovo partito, pregando che la profezia si autoavveri e che Vannacci diventi così un incursore della sinistra nel territorio del centrodestra. Purtroppo per loro, Vannacci l’incursore lo ha fatto veramente e non ce lo vediamo al lavoro per conto terzi e in favore di chi non la pensa come lui.
La verità è che i poveri sinistri, non avendo proposte programmatiche forti, non riuscendo ad attaccare il centrodestra su dossier rilevanti, non proponendo una ricetta alternativa per il Paese e non riuscendo a espandere il loro consenso, pensano di trattare Vannacci come un Gianfranco Fini qualsiasi. Che teneri.