Macché green, contro il declino trivelle e nucleare
Carlo Cambi · 4 Agosto 2024
Nella nostra rubrica settimanale “Gli scorretti”, Carlo Cambi discorre con Antonino D’Anna dei temi di cartello, e quello più di cartello di tutti è ancora la questione green deal e le sue assurdità e bugie.
Per esempio: “Ursula ha confermato tutti i limiti del green deal: motori endotermici fuori legge, non più commerciabili dal 2035, emissioni meno 90% al 2040. In Italia s’è cominciato a dire: però ha sdoganato il biofuel. Non è vero, ha sloganato gli e-fuel, quelli sintetici che producono i tedeschi, ma noi no: noi italiani siamo invece leader nella produzione di agroenergia”.
Rimaniamo agganciati all’idea del green deal e a un’idea dell’economia da ragionieri, che è quella che porta oggi la Germania in recessione e fa aumentare l’inflazione. “Una stupidità ideologica che ci ha condotto a politiche che nulla hanno a che vedere con l’espansione economica, unica strada possibile per generare anche l’equità sociale. Invece la socialdemocrazia impone il suo tallone di ferro sulle scelte dell’Europa. Dopo l’estate Draghi dirà all’Europa che occorrono 500 miliardi di investimento comune ogni anno o precipiteremo verso la povertà. Che non ci sono, se non forse emettendo eurobond. Sarebbe il caso invece di ragionare su quali strumenti finanziari servono per evitarla, questa povertà”.
La contraddizione sta anche nel fatto che “oggi in Europa contano molto i Paesi del nord. Ma l’Olanda ha 8 milioni di abitanti, la Svezia 7 milioni, la Danimarca 3 milioni e mezzo, la Lituania, l’Estonia la Lettonia, stanno dentro la periferia di Milano. Ovvio che abbiano un’idea di lasciare intatta la natura, perché hanno una densità di popolazione che è ridicola. Ma sono anche quelli che vogliono impedire di far diversamente a Paesi come l’Italia, 59 milioni di abitanti in un territorio lungo e stretto, e a 35 milioni di greci sparsi sulle isole, i quali quindi dovrebbero lasciare intonsa la natura e morire di fame. Dibattito, questo, che non si fa”.
La questione della siccità, abbiamo l’esempio del nostro Meridione, è un’altra contraddizione, perché non la si risolve con la lotta al cambiamento climatico (che c’è sempre stato e ci si deve adattare con contromisure acconce): “Sotto la Sicilia c’è un mare d’acqua dolce che nessuno è andato mai a trivellare e a pompare. E poi la Sicilia è totalmente contornata dal mare, esistono i dissalatori che possono servire per irrigare i campi. In Sicilia ci sono 246 dighe e di queste ne funzionano 7. La dispersione di prodotti siciliani è oltre il 70%. Vogliamo utilizzare la siccità per rendere ricchi i venditori di pannelli solari, o quelli che vogliono costruire una barriera di pale eoliche sugli appennini? Non risolveremmo comunque il problema, potete mettere tutti i pannelli fotovoltaici che volete, tutte le pale eoliche che volete, ma la siccità in Sicilia rimarrà, perché si combatte non con i mulini a vento, ma con interventi tecnologici in grado di adeguare le attività umane alle mutate condizioni”.
“Noi”, continua Cambi, “non stiamo facendo nulla per adattarci alle nuove condizioni di vita, ma stiamo facendo di tutto per fermare il vento con le mani, evidentemente perché c’è qualcuno che con queste mani ci guadagna, e quel qualcuno non siamo noi”.
Cambi conclude: vogliamo mettere a tema la realtà? Tipo la linea che unisce questo afflato verde con la difesa del povero rider sfruttato. “Cioè: io non posso usare l’autovettura e non mi posso spostare in altro modo se non con i mezzi pubblici. Ma ho a disposizione un servizio che con una telefonata mi porta a casa la spesa: secondo voi che cosa faccio? Telefono e mi faccio portare a casa la spesa. Ma per stare dentro i prezzi, il rider che me la porta viene pagato come un bambino del Congo che sta scavando il litio che serve ai cinesi per fabbricare le batterie che poi mi vendono con le auto elettriche. Cioè un dollaro al giorno”.