Il ring di Laura Boldrini, femminista contro le donne

· 2 Agosto 2024


Cari ascoltatori, vorrei parlarvi di quel sorrisetto di Madame Desinenze, l’ex presidente della Camera Laura Boldrini: ve la ricorderete perché è l’unico tema pseudopolitico che ha connotato la sua breve e dimenticabile comparsata ai vertici istituzionali del Paese.

“Sindaca”, “assessora”, tutto al femminile: i documenti ufficiali della Camera dovevano riportare “la presidente” quando parlavano di lei, se no era sessismo retrivo. E poi la battaglia sul linguaggio inclusivo e quella fondamentale sulla “shwa” come questione di civiltà, (sapete quel segno grafico non previsto dall’alfabeto latino che però mi risulta essere ancora l’alfabeto con cui scriviamo) che andrebbe messa come ultima lettera alla fine degli aggettivi per non incorrere nel pericolosissimo psicoreato di preferenza di genere: insomma, è da anni che madame Boldrini combatte per la neolingua politicamente corretta.

Il suo baricentro è dunque il femminismo contemporaneo, salvo poi diventare improvvisamente antifemminista quando emergono urgenze reali, battaglie vere. Viviamo in uno Stato pluralista, liberale, a differenza di come si comportano molti Paesi islamici verso l’Occidente, e ognuno ha il diritto di prendere le posizioni che vuole: ma Madame Boldrini, quando ha preso posizione sul caso della nostra pugile Angela Carini alle Olimpiadi, è andata oltre. Già era prevedibile che si schierasse dalla parte dell’atleta algerina Imane Khelif, che reputasse una gravissima lesione dei diritti il fatto che Angela non si sia lasciata pestare in nome del dogma LGBT. Ora, secondo noi è legittimo sostenere la posizione che si desidera, anche la più assurda; ma la differenza la fanno i toni. E infatti a un certo punto Madame Boldrini ha ostentato un tono molto irrispettoso nei confronti dell’atleta italiana: di fronte all’interlocutrice di Provita e Famiglia che stava citando un dato di cronaca – il fatto che mentre Angela stava per ritirarsi ha detto al suo angolo “fa troppo male” – le è scattato il sorrisetto, anzi una risatina, e ha detto parole che si qualificano da sé: perché? Chi fa boxe che si aspetta? Che non facciano male i colpi? Ovvio che fanno male, è la boxe, che si aspetta?”.

Boldrini dunque ha insinuato che Angela si sia dimenticata che cosa è il suo sport, cioè dare e ricevere pugni con la massima tecnica possibile e proteggendosi nel miglior modo possibile, e sia diventata una signora che nella vita fa taglio e cucito e quindi si lamenta. Invece Angela è una professionista che ha incassato colpi abnormi da un soggetto con livelli di testosterone maschile e con cromosomi XY, questa è la realtà e noi ci rifiutiamo di cedere a quella che Benedetto XVI chiamava dittatura del relativismo.  Madame Boldrini, la paladina del femminismo (e della neolingua), l’ha irrisa con tono strafottente, liquidatorio, ha minimizzato un pestaggio, un caso di violenza contro le donne, proprio il genere di cose su cui lei esercita la sua quotidiana retorica social. Proprio nelle scorse ore Federico Rampini, parlando degli Stati Uniti, ha detto: occhio che la lobby LGBT è potentissima e cattivissima. Madame Boldrini non sarà cattivissima, ma di certo non dimostra una grande empatia per le donne in carne e ossa.


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