La dura legge del gol artificiale: al Mondiale dei robot Italia meglio degli azzurri veri
Giuseppe Braga · 31 Luglio 2024
Nella città olandese di Eindohven si è chiusa pochi giorni fa RoboCup, una manifestazione globale dedicata alla robotica fra le più innovative: squadre di ingegneri e studenti provenienti da ogni parte del mondo si sfidano in vari ambiti, fra i quali il calcio. Due studenti dell’Università Sapienza di Roma, Valerio Spagnoli e Eugenio Bugli, hanno rappresentato l’Italia.
Alla RoboCup si confrontano ogni anno le menti più brillanti nel campo dell’ingegneria e della programmazione. il vero scopo dell’evento è infatti di avanzare nella ricerca e nella tecnologia necessarie per lo sviluppo della robotica, e di portare al grande pubblico le conoscenze che si sono acquisite utilizzando uno sport popolare come il calcio. Partecipano nazioni da tutto il mondo: Italia, Germania, Cina, Giappone e Sud America.
Oltre alla categoria “RoboSoccer” alla RoboCup ci si confronta in altre aree di competizione, come la “Rescue”, dove i robot vengono utilizzati per missioni di salvataggio, e la “At Home”, nella quale i robot aiutano le persone nelle faccende domestiche. Queste varie specialità offrono un quadro completo delle potenzialità della robotica nel quotidiano. La RoboCup Soccer è la competizione principale, ma il suo valore risiede anche nelle sotto-leghe, come la SPL , che permette ai partecipanti di utilizzare solo un tipo tipo di robot, l’ormai celebre Nao. La vittoria, quindi, va a chi riesce a dimostrare maggiore capacità di programmazione e strategia.
Nella SPL, le squadre si sfidano in un torneo che simula un campionato a dieci squadre. La competizione è strutturata con un sistema di ranking che determina chi avanza in base alle performance nel corso dei match. Valerio e Eugenio hanno chiuso quinti in classifica generale: “Purtroppo siamo stati un po’ sfortunati nel sorteggio del quarto di finale”, ha spiegato Valerio.
Oltre alla competizione calcistica, gli italiani hanno ottenuto un terzo posto nella “Technical Challenge”, dove hanno affrontato una prova 2 contro 2: i robot dovevano interagire autonomamente e sincronizzarsi tra di loro, mettendo in pratica le capacità di coordinamento apprese attraverso la programmazione.