Erba/1, no al nuovo processo: ecco perché non è finita
Pier Luigi Pellegrin · 10 Luglio 2024
Felice Manti, caporedattore de “Il Giornale”, analizza insieme con Giulio Cainarca e Antonino D’Anna la sentenza con cui la Corte d’Appello di Brescia ha giudicato inammissibile l’istanza di revisione del processo che ha portato alla condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi. È stato annunciato un nuovo ricorso in Cassazione, spiega Manti, sulla base di almeno quattro precedenti sentenze in merito ai processi di revisione per cui, se vengono presentate nuove prove, è importante che queste vengano dibattute. “In questo caso invece è stata fatta una specie di finta, c’è stata un’udienza in cui da idonee le prove sono diventate inammissibili. Questo processo è un vaso di Pandora: evidentemente è stato deciso che questo vaso dovesse rimanere chiuso ancora per un po’, perché se fosse stato aperto sarebbero state molte le situazioni da definire, disegnando un quadro molto più complesso, con un insieme di elementi che porterebbero più di un ragionevole dubbio sulla condanna di Olindo e Rosa”.
“Ora la Corte d’Appello dovrà motivare perché queste prove sono diventate inammissibili” ha aggiunto Manti. “La giustizia ne esce malino, perché se il processo fosse stato riaperto e avesse portato a una nuova condanna dei due imputati sarebbe stata una risposta più piena alle istanze di verità sollevate dai legali e dall’opinione pubblica. Per questo la sentenza lascia l’amaro in bocca. Evidentemente i dubbi su innocenza o colpevolezza invece permangono, ma la giustizia pare non avere gli anticorpi per eventualmente riparare a quello che potrebbe essere uno dei più grossi errori giudiziari del Dopoguerra”.