Adolfo non sarà Urss, ma poco ci manca

· 13 Giugno 2024


Cari ascoltatori, questo spazio si chiama LiberaMente non come vezzo retorico, ma per lo stesso motivo per cui ci chiamiamo Radio Libertà, cioè perché per noi la libertà è un valore fondamentale, pre-politico, che sta alla base della costruzione sociale: qualcuno ricorderà il filosofo liberale Isaiah Berlin, che definì “la libertà di” e “la libertà da”. Ecco, la “libertà di” è ovviamente e anzitutto la libertà di pensiero, di opinione, di stampa, in tutte le sue forme. Poi c’è la “libertà da”, che è anche libertà da condizionamenti esterni, dal legame con un’ideologia o un’appartenenza politica. Noi siamo chiaramente una radio e un giornale online d’area, lo rivendichiamo. Tuttavia, ci riserviamo anche un’autonomia intellettuale rispetto alla nostra stessa area di riferimento. Questa introduzione per commentare un’azione, a nostro parere, folle: il ministro delle imprese Adolfo Urso, di Fratelli d’Italia, ha querelato i quotidiani Il Foglio e Il Riformista, nella fattispecie citando il direttore del foglio Claudio Cerasa, la firma del Foglio Luciano Capone, l’allora direttore del Riformista Andrea Ruggeri e la firma del riformista Annarita di Giorgio.

Ora, questi giornali sono lontani dal nostro schieramento politico-culturale, anche se su alcuni temi, come il garantismo, ci sono delle affinità. Ma questo poco importa: è comunque assurdo che il ministro chieda 500mila euro ai due quotidiani perché in alcuni articoli critici verso le sue politiche industriali, hanno usato il nomignolo “Adolfo URSS”. Come scelta stilistica potrà non essere granché associare la tragedia dell’Unione Sovietica alla commedia dalla politica italiana; così come abbiamo rilevato nelle critiche contenute negli articoli un certo doppiopesismo rispetto a un certo dirigismo regolatorio di altri governi in altre stagioni.

Sta di fatto che, piaccia o meno, i giornalisti hanno tutto il diritto di criticare, anche in modo pungente, la politica di qualsiasi ministro. Nel caso specifico, alcune politiche di Urso non sono parse ispirate ai principi di libero mercato: per esempio, l’idea di controllare i prezzi per decreto non è liberale. Bastava leggere il famoso assalto ai forni nei Promessi Sposi del Manzoni per ricordarsene, neanche serviva un trattato di economia. I colleghi avevano perfino validi motivi per criticare.

Insomma, a nostro avviso l’iniziativa del ministro è errata nel merito e inaccettabile nel metodo, essendo chiaramente intimidatoria. Vorremmo quindi ricordargli queste parole di Benjamin Franklin: “La libertà della stampa deve essere assoluta. I giornali devono essere lasciati liberi di svolgere la loro funzione di controllo e indagine con forza e vigore, senza impedimenti”. Chi si comporta come lui non sarà sovietico, ma certo non è granché liberale.


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