Sapessi com’è strano essere sottomessi a Milano

· 5 Giugno 2024


Cari ascoltatori, stasera purtroppo parliamo di Milano: chi è passato dalla piazza centrale della capitale morale d’Italia si è potuto godere l’esposizione di una bandiera palestinese lunga quindici metri srotolata dall’alto lungo la facciata del Duomo, il simbolo religioso della città (e uno dei maggiori nel Paese). Cioè la bandiera di una nazione monopolizzata da una banda di tagliagole nazislamici che, come ricorderete, il 7 ottobre scorso ha operato un pogrom, cioè una caccia e un massacro dell’ebreo in quanto ebreo. Noi non vediamo l’ora che quei colori rappresentino altro, ma a oggi l’equazione è quella, sta alla cronaca attuale.

Chi è l’eroe autore di questa agghiacciante pensata? È tal Stefano Apuzzo, candidato alle Europee nelle file di Alleanza Verdi-sinistra, formazione vincitrice del Premio Tragicommedia da campagna elettorale. Apuzzo ha raccontato: “Avevo questa enorme bandiera della Palestina arrotolata nei pantaloni. Arrivato quasi in cima avevo già notato una piccola finestrella aperta che dà su un davanzale centrale della facciata. Quindi sono uscito su questa specie di ballatoio e ho avuto il tempo di appendere la bandiera”. Certamente si sarà sentito un eroe degli oppressi, perché ha rivendicato l’azione sui social come un gesto simbolico di inestimabile valore, fingendo di fare il politico: “L’azione intende ribadire la richiesta dei popoli, delle piazze e delle università del mondo di un immediato cessate il fuoco”. In pratica, secondo lui tutti nel mondo sono allineati con questa sua posizione, cioè con Hamas. Infine Apuzzo, con sprezzo del ridicolo, chiede “al governo italiano di non inviare più armi a Tel Aviv, impiegate per il massacro in corso”. Come se le sorti belliche di Israele fossero appese alle forniture italiane e non dipendessero dalla sua superiorità tecnologica e militare; e, se proprio vogliamo, dai finanziamenti degli Stati Uniti. Se l’Italia interrompesse l’invio di aiuti militari, la situazione cambierebbe zero.

Ma, al di là della commedia, il gesto è simbolicamente devastante, perché è avvenuto sulla facciata di un luogo della cristianità, per di più secondo solo a San Pietro in Roma: cristianità intesa come religione ma ancor prima come concentrato di secoli di cultura, di arte, di riflessione filosofica (ricordate Benedetto Croce? “Non possiamo non dirci cristiani”). Ecco, qui oggi campeggiava questa enorme bandiera che rimanda alla storia di Hamas, un’associazione che nel suo statuto prevede “che Israele esista finché l’Islam lo ponga nel nulla”; che inoltre pratica la sharia, e sappiamo che cosa significa per gli infedeli, per le donne, per chiunque aspiri alla libertà personale. Forse neanche Michel Houellebecq è arrivato a pensare a tanto: quella bandiera è un atto di sottomissione perché avviene al nostro interno, da parte di un occidentale, un italiano candidato alle Europee. Che si esibisce in questo atto di autosottomissione credendo che sia una genialata. È un pessimo segnale: dobbiamo tutti alzare la guardia.


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