I giornaloni sacerdoti del culto della personalità

· 3 Giugno 2024


Cari ascoltatori, visto che sull’ “affaire Mattarella” montato ieri tutti hanno detto praticamente tutto e che di sostanza politica c’è davvero poco, questa mattina vorrei annotare qualcosa sullo stato comatoso, conformista e sconfortante del nostro sistema mediatico, per non dire del dibattito pubblico.

La cosa che salta all’occhio dai titoli sui grandi giornali è il generale culto della personalità che imperversa nei confronti dell’inquilino del Quirinale. I titoli li avete letti o ascoltati nell’ottima rassegna stampa di Giulio Cainarca, e sono tutti del stesso segno: si parla, con alcune variazioni semantiche o di dettaglio, di “attacco sovranista a Mattarella”, il quale, inoltre, si sottolinea qua e là giustamente, “non è solo un notaio” ma il garante del patto repubblicano, investito di poteri importanti e funzioni essenziali.

Cosa vera. Tuttavia, a noi non risulta che la Costituzione italiana preveda sul capo dello Stato il culto della personalità. La faccio facile, cito da Wikipedia: Il culto della personalità è una forma di idolatria sociale che generalmente si configura nell’assoluta devozione a un leader, solitamente politico o religioso, attraverso l’esaltazione del pensiero e delle capacità, tanto da attribuirgli doti di infallibilità”. Che è un costrutto tipico dei totalitarismi con i quali Sergio Mattarella non ha a che vedere in nessun modo, vista la sua cristallina storia democristiana. Ora, questa idolatria attiene a forme di governo non democratiche al punto tale che mai nell’Italia repubblicana era successo prima, anzi il contrario.

Due esempi enormi: il presidente della Repubblica democristiano Giovanni Leone fu oggetto di una violentissima, ideologica, faziosa campagna stampa che lo portò alle dimissioni. Un attacco del tutto infondato, e infatti la signora della sinistra radical chic Camilla Cederna, che fu la scatenatrice di questa aggressione, venne condannata in tutti i gradi di giudizio e il libro con cui aveva diffamato Leone fu ritirato dal commercio. Ma era ovviamente troppo tardi. Francesco Cossiga, ai tempi delle “picconate” con cui flagellava le storture di un sistema che stava franando, venne duramente criticato dai progressisti e dalle loro numerose sponde mediatiche: gli diedero del matto, dell’inaffidabile.

Che cosa è successo dopo, che cosa è cambiato? Per esempio che nella politica è invalsa la moda di raddoppiare i settennati (prima Napolitano, poi Mattarella), la qual cosa ha dato il via a una specie di monarchia che alla lunga ha generato un’aura sacrale intorno a chi siede sullo scranno presidenziale. Ieri in un dibattito tv Luca Telese ha detto che, se passa il premierato, dal prossimo 2 giugno non ci sarà più alcun Mattarella. Intanto non è vero; ma, soprattutto, pare che a sinistra sia una nevrosi, un problema in sé, l’ipotesi di una riforma che possa riarticolare i poteri ispirandosi all’idea di premierato, alla stregua di quanto succede in altre democrazie occidentali, tipo la Gran Bretagna.

Alla fine, come vedete, è un gioco di grancasse. Ma non ci capacitiamo, anzi non vogliamo capacitarci del riflesso conformista dei nostri mezzi di informazione: il culto della personalità nei confronti del Quirinale nulla ha a che fare con Sergio Mattarella in quanto presidente della Repubblica, è un problema tutto nostro, di noi giornalisti e commentatori, della nostra infinita pigrizia.


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