Giorgia antifascista, panico a sinistra: scommettiamo?

· 30 Maggio 2024


Stasera vi sfido, cari ascoltatori. Oggi alla Camera dei Deputati si è celebrato il centenario dello storico e straordinario discorso che Giacomo Matteotti pronunciò il 30 maggio 1924, in cui denunciava le violenze fasciste, i raggiri elettorali, l’instaurazione progressiva del regime, e si ergeva a difensore delle libertà parlamentari e della democrazia costituzionale. Parole che probabilmente convinsero il regime a liberarsi di quest’uomo. 

Alla celebrazione oggi erano presenti tutte le alte cariche dello stato e ovviamente il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha pronunciato queste parole: “Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso, ucciso da squadristi fascisti per le sue idee (…) quel discorso tiene vivo il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire che cosa è consentito dire e pensare e che cosa no. Oggi più che mai ci ricorda che la nostra democrazia è tale se si fonda sul rispetto dell’altro, sul confronto, sulla libertà; non sulla violenza, la sopraffazione, l’intolleranza e l’odio per l’avversario politico”.

Ora, per chiunque sia in grado di sfregare un neurone contro l’altro queste sono parole chiarissime, che segnano un discrimine di civiltà fra Matteotti e Mussolini, fra la libertà e il fascismo. Non c’è una virgola equivocabile, né un grammo di reticenza. 

Ed ecco la scommessa di cui all’inizio: secondo voi domani sui grandi giornali questo nitore di posizione verrà riconosciuto? Pensate che non diranno che comunque non basta, che non ha detto una cosa o non ne ha citata un’altra, che non si è battuta il petto chiedendo perdono, che manca sempre qualcosa per dichiararsi antifascisti? Io scommetto con voi che domattina vedremo il ripetersi di questo gioco truccato che prescinde dalla realtà. Perché è da molto tempo, diciamo da Fiuggi, che la destra italiana ha fatto i conti con il suo legame storico con il Ventennio; da tempo Fratelli d’Italia è un partito liberal-conservatore; da tempo Giorgia Meloni guida i conservatori europei.

Insomma, in questo gioco truccato, le parole che oggi Meloni ha pronunciato domani non andranno bene. Perché non è una questione che riguarda il merito, ma la retorica della bolla, del mainstream, per cui bisogna ripetere all’infinito il gioco di parole grazie al quale risulta che questo governo, in ogni caso e in ogni cosa si richiamerà a quel regime. 

È vero, vi sto raggirando, mi piace vincere facile. Sapete perché? Perché mentre stavo per registrare questa puntata sono comparse sui social le prime avvisaglie del gioco truccato. Per esempio, la vestale dell’antifascismo professionale Paolo Berizzi la gira sul fatto che la premier “non ha mai rivisto il suo giudizio storico su Mussolini”; un altro nume tutelare, Luca Bottura, il giornalista che dietro la tenda della satira ci spaccia il decalogo del luogocomunismo più trito, ha twittato (o si dice X-ato?) “Matteotti commemorato da un governo che non ha mai rotto i ponti con chi lo uccise”: mentre Giorgia Meloni lo aveva appena fatto in diretta! Questi qua quando succede qualcosa sono sempre girati dall’altra parte, 180 gradi all’indietro, come i gufi.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background