Non nutro sinceramente dubbi sull’utilità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Anche perché sono fermamente convinto della sua tossicità. Primo, perché gli antichi nella loro infinita saggezza ci hanno messo in guardia da sempre: “nomen omen” erano soliti dire. Nel tuo nome ci sta scritto il destino. Può essere una cosa seria ciò che viene chiamato PNRR? Secondo, perché non mi rassegno all’idea di veder pianificato da Bruxelles il nostro destino per i prossimi cinque anni e forse più.
Vedere entrare dalla porta principale ciò che abbiamo gettato dalla finestra nel 1989, vale a dire l’ideologia comunista con tutto il suo delirio pianificatorio, angoscia qualsiasi persona intellettualmente normodotata. Terzo, perché devi sempre diffidare di ciò che non conosci. Mia nonna era solita dire di “non fidarsi di chi ha due buchi del naso”. Figurarsi tre come i burocrati di Bruxelles. Ed infatti sfido chiunque a descrivere in cosa consista questo piano. Quali sono le opere principali che con questo si intendono finanziare e realizzare? Non lo sapete? Siete in ottima compagnia. Nemmeno io lo so. Ho provato a metterci il naso tempo fa. Ed ho visto cose che “voi umani non potete nemmeno immaginare”. Come, ad esempio, la realizzazione di un giro briscola itinerante nel modenese.
Dò atto al bravo ministro Fitto di averci messo le mani in quel guazzabuglio e di aver tolto, anzi “espunto”, le parti più demenziali rendendo il PNRR quasi una cosa seria. Ma non ci giurerei troppo. L’unico PNRR buono è quello che non esiste. Ci saremmo semplicemente dovuti limitare a prendere i circa 70 miliardi di sussidi. Che 70 non sono e sussidi tanto meno. Perché un buon 80-90% dobbiamo metterceli noi dal momento che il bilancio di Bruxelles ha i soldi che i contribuenti ci mettono dentro dedotte le spese di funzionamento del leviatano dell’Ue. E l’Italia è, ricordiamolo, contribuente netto. Versa a Bruxelles più di quanto incassa. Ma almeno in questa partita riduciamo di poco l’esborso complessivo. Se non avessimo preso neanche la parte dei sussidi avremmo comunque dovuto mettere la nostra parte perché la prendessero gli altri. Oltre al danno, la beffa. Stare il più possibile alla larga invece dalla parte a debito. Questo avremmo dovuto fare. E comunque ci sorbiremo tutto il cascame normativo fatto di decreti, regolamenti, leggi, direttive, raccomandazioni, divieti, obblighi e sanzioni che siamo costretti a trangugiare per vederci riconosciuti questi soldi.
Fra questi uno li batte tutti. L’allegato 1 bis del decreto semplificazioni promosso dal governo di Mario Draghi nel giugno del 2021. Qui si va veramente oltre ogni livello di perversa immaginazione. Si consente ad alcuni privati di espropriare la terra agricola di altri privati per piastrellarli di pannelli solari rigorosamente made in China o pale eoliche che girano vorticosamente come qualche altra appendice del nostro corpo. Si badi bene. Non stiamo parlando di agricoltori che spontaneamente decidono di non coltivare più riso e cedono il terreno a chi vuol installare moderni mulini a vento che avranno bisogno di basamenti di 500 tonnellate di cemento che rimarranno lì per sempre. No. Stiamo parlando di un vero e proprio esproprio. Nel nome del verde. Nel nome del PNRR. Il governo Meloni ha doverosamente messo un freno a questo schifo impedendo l’esproprio di terreni agricoli a meno che non si possa coltivare sotto i pannelli solari. Una previsione necessaria a non perdere i soldi del PNRR. Fanno sapere da Palazzo Chigi. E quindi come in un gioco dell’oca si ritorna al punto di partenza. Facevamo bene a dubitare o no di questo ignobile piano?
Espropri assurdi, progetti misteriosi… Fateci caso, il PNRR è tossico come il comunismo
Fabio Dragoni · 24 Maggio 2024
Non nutro sinceramente dubbi sull’utilità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Anche perché sono fermamente convinto della sua tossicità. Primo, perché gli antichi nella loro infinita saggezza ci hanno messo in guardia da sempre: “nomen omen” erano soliti dire. Nel tuo nome ci sta scritto il destino. Può essere una cosa seria ciò che viene chiamato PNRR? Secondo, perché non mi rassegno all’idea di veder pianificato da Bruxelles il nostro destino per i prossimi cinque anni e forse più.
Vedere entrare dalla porta principale ciò che abbiamo gettato dalla finestra nel 1989, vale a dire l’ideologia comunista con tutto il suo delirio pianificatorio, angoscia qualsiasi persona intellettualmente normodotata. Terzo, perché devi sempre diffidare di ciò che non conosci. Mia nonna era solita dire di “non fidarsi di chi ha due buchi del naso”. Figurarsi tre come i burocrati di Bruxelles. Ed infatti sfido chiunque a descrivere in cosa consista questo piano. Quali sono le opere principali che con questo si intendono finanziare e realizzare? Non lo sapete? Siete in ottima compagnia. Nemmeno io lo so. Ho provato a metterci il naso tempo fa. Ed ho visto cose che “voi umani non potete nemmeno immaginare”. Come, ad esempio, la realizzazione di un giro briscola itinerante nel modenese.
Dò atto al bravo ministro Fitto di averci messo le mani in quel guazzabuglio e di aver tolto, anzi “espunto”, le parti più demenziali rendendo il PNRR quasi una cosa seria. Ma non ci giurerei troppo. L’unico PNRR buono è quello che non esiste. Ci saremmo semplicemente dovuti limitare a prendere i circa 70 miliardi di sussidi. Che 70 non sono e sussidi tanto meno. Perché un buon 80-90% dobbiamo metterceli noi dal momento che il bilancio di Bruxelles ha i soldi che i contribuenti ci mettono dentro dedotte le spese di funzionamento del leviatano dell’Ue. E l’Italia è, ricordiamolo, contribuente netto. Versa a Bruxelles più di quanto incassa. Ma almeno in questa partita riduciamo di poco l’esborso complessivo. Se non avessimo preso neanche la parte dei sussidi avremmo comunque dovuto mettere la nostra parte perché la prendessero gli altri. Oltre al danno, la beffa. Stare il più possibile alla larga invece dalla parte a debito. Questo avremmo dovuto fare. E comunque ci sorbiremo tutto il cascame normativo fatto di decreti, regolamenti, leggi, direttive, raccomandazioni, divieti, obblighi e sanzioni che siamo costretti a trangugiare per vederci riconosciuti questi soldi.
Fra questi uno li batte tutti. L’allegato 1 bis del decreto semplificazioni promosso dal governo di Mario Draghi nel giugno del 2021. Qui si va veramente oltre ogni livello di perversa immaginazione. Si consente ad alcuni privati di espropriare la terra agricola di altri privati per piastrellarli di pannelli solari rigorosamente made in China o pale eoliche che girano vorticosamente come qualche altra appendice del nostro corpo. Si badi bene. Non stiamo parlando di agricoltori che spontaneamente decidono di non coltivare più riso e cedono il terreno a chi vuol installare moderni mulini a vento che avranno bisogno di basamenti di 500 tonnellate di cemento che rimarranno lì per sempre. No. Stiamo parlando di un vero e proprio esproprio. Nel nome del verde. Nel nome del PNRR. Il governo Meloni ha doverosamente messo un freno a questo schifo impedendo l’esproprio di terreni agricoli a meno che non si possa coltivare sotto i pannelli solari. Una previsione necessaria a non perdere i soldi del PNRR. Fanno sapere da Palazzo Chigi. E quindi come in un gioco dell’oca si ritorna al punto di partenza. Facevamo bene a dubitare o no di questo ignobile piano?
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Fabio Dragoni
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