Francesca Albanese come l’Imam di Torino: fanno il male dei palestinesi
Francesco Borgonovo · 2 Dicembre 2025
Al centro di questa puntata de “La cittadella”, il talk show prodotto da Radio Libertà assieme alla piattaforma di contenuti online e social Galt, che si occupa di temi politici, sociali e di costume della nostra era e delle “culture wars”, Francesco Borgonovo, vicedirettore de la Verità, Matt Carus e Massimo Salvati discutono dell’assalto dei pro-pal alla redazione de La Stampa e dell’espulsione dell’Imam di Torino, insieme con Alberto Busacca, giornalista di Libero, Saif Abu Abid, portavoce comunità islamica di Saronno, e Nathan Greppi, giornalista collaboratore con i media della Comunità ebraica di Milano.
“Quello che ha fatto esplodere tutte le contraddizioni accatastate è che, dopo anni in cui ci hanno raccontato che la libertà di stampa era a rischio per il cattivissimo governo della destra, adesso abbiamo visto gli estremisti di sinistra assaltare una redazione in una maniera veramente eclatante. Una parte della sinistra istituzionale ha condannato, ma ha fatto molta fatica, e senza mai riconoscere la matrice pro-pal di questa aggressione; gli esponenti più vicini ai movimenti, a partire da Francesca Albanese, addirittura hanno giustificato questa azione o ha sottolineato che i motivi erano giusti. Insomma, uno spettacolo indecoroso. Il tema, poi, non è tanto quello che scriveva o meno ‘La Stampa’; è il fatto che nessun giornale, qualsiasi cosa scriva, debba essere assaltato. È una banalità, eppure si fa fatica a riconoscerla”.
“A proposito dell’Albanese, che ha parlato di un ‘monito’ per i giornalisti: ma chi l’ha eletta presidente della Repubblica pro-Palestina? Perché ogni volta che apre bocca, ne dice sempre una ‘geniale’? Lei è la stessa che aveva ‘perdonato’ il sindaco di Reggio Emilia perché aveva ricordato le vittime e gli ostaggi di Hamas; non contenta, durante un dibattito in tv con Francesco Giubilei, aveva abbandonato lo studio solo perché era stata tirata in ballo la senatrice Liliana Segre. Un atteggiamento che ci si aspetta di più da un’attivista politica che da una persona che lavora all’Onu. Personaggi come lei e come l’Imam di Torino – che ha sostenuto di essere ‘personalmente d’accordo con quello che è successo il 7 ottobre’ – non fanno bene alla causa di Gaza, che pure vorrebbero sostenere. Sono tutti autogol mediatici clamorosi, che allontanano le persone che ascoltano e rafforzano la polarizzazione. Quindi, è doppiamente sbagliato”.
