Così la Ue ha distrutto le nostre banche

· 2 Luglio 2025


In questa puntata de “Gli scorretti – un antidoto al luogocomunismo”, in una chiacchierata con Giulio Cainarca, Carlo Cambi spiega come il 90% dell’industrializzazione di questo Paese sia nato “da quelle che potremmo chiamare le start-up agricole: in Friuli, in Trentino, in Toscana, nelle Marche, in Romagna, in quei territori dove l’agricoltura non era più bastevole per sostentarsi, si è cominciato a osare l’apertura di industrie. Alcune di queste sono oggi d’avanguardia, ma al tempo quelle start-up sono state favorite da un rapporto fra il direttore della piccola banca che scommetteva insieme con l’imprenditore sulla bontà del progetto, sulla base del rapporto fiduciario, della fedina penale del soggetto, della storia familiare e magari della quantità di campi che chi chiedeva finanziamenti poteva mettere a garanzia in una relazione  di continua scommessa”.

“Noi tutto questo l’abbiamo distrutto, perché questo tipo di sviluppo era concorrente con i blocchi tedeschi: una volta entrati in Europa, con quella struttura di economia piccola e media che abbiamo, saremmo diventati pericolosissimi. Serviva mettere la mordacchia a tutto il sistema economico che aveva accelerato in quella maniera: ed ecco i parametri di Basilea, ed ecco la Bce, ed ecco il modo in cui è stato concepito l’euro. Tanto è vero che alla fine le privatizzazioni di beni costruiti con i denari pubblici sottratti alla gente attraverso le tasche sono finiti nelle tasche di pochi, nelle tasche di multinazionali spesso e volentieri depauperando interi territori”.


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