Identikit di Askatasuna: violenti, figli di papà e fuori dal mondo

· 23 Dicembre 2025


Al centro di questa puntata de “La cittadella”, il talk show prodotto da Radio Libertà assieme alla piattaforma di contenuti online e social Galt, che si occupa di temi politici, sociali e di costume della nostra era e delle “culture wars”, Francesco Borgonovo, vicedirettore de la Verità, Matt Carus e Massimo Salvati discutono dello sgombero del centro sociale di Asakatasuna dallo stabile di Torino che i componenti avevano occupato illegalmente, insieme con Lorenzo Pacini, assessore al Verde del Municipio 1 di Milano (Partito democratico), e Carlotta Chiaraluce, ex militante di Casa Pound.

“Sicuramente il conflitto fa parte della politica ed è giusto che quest’ultima si faccia anche nelle strade. Però ci sono due elementi che non vanno bene: il primo è che questi signori hanno accumulato negli anni una quantità spaventosa di condanne per violenze, e il secondo è che hanno sempre avuto il supporto delle istituzioni e del Partito democratico. Si potrebbe, volendo, anche tollerare un uso politico di un centro sociale, con le sue attività culturali e manifestazioni. Ma se salta fuori che da lì provengono quelli che assaltano la redazione de La Stampa, con continue minacce e ricatti di vario genere, poi loro non piagnucolino se le forze dell’ordine sgomberano tutto. E invece il discorso è sempre ‘poverini? e non si deve sgomberare perché ci sono le signore del quartiere a Torino che portano loro il tè caldo e i biscotti. È una polemica fuori tempo massimo “.

“Un altro esempio è stato il centro sociale di Roma Spin Time. L’elemosiniere di Papa Francesco, Konrad Krajewski si calò in una botola per riattaccare la luce al centro. Lo Spin Time aveva circa 500 mila euro di debiti con il fornitore energetico  (che peraltro non era nemmeno il fornitore romano ma quello dell’Emilia Romagna). Lì ospitavano varie iniziative fra cui l’assemblea delle Sardine, e Krajewski disse che assolutamente non si doveva fermare la fornitura energetica. Quei soldi lì li pagavano i cittadini romani”. 

“A volte i centri sociali sono sembrati più una sorta di braccio armato del mainstream progressista: vanno a manifestare contro l’espulsione degli stranieri irregolari, fanno il lavoro sporco contro qualche progetto della destra e in cambio la sinistra istituzionale dà loro gli spazi e condivide accordi. Adesso, poi, sembrano anche totalmente anacronistici. Se qualche decennio fa esisteva un discorso di riappropriazione di uno spazio che lo Stato e le istituzioni trascurano, adesso si sono adeguati al potere dominante. Oggi sono solo dei finti ‘antagonisti’: sono completamente fuori tempo, sono inutili e, quando c’è davvero da contestare il potere vero, o stanno zitti o addirittura lo aiutano”.


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