Il doppiopesismo degli antifascisti: decidono loro chi censurare

· 11 Dicembre 2025


Al centro di questa puntata de “La cittadella”, il talk show prodotto da Radio Libertà assieme alla piattaforma di contenuti online e social Galt, che si occupa di temi politici, sociali e di costume della nostra era e delle “culture wars”, Francesco Borgonovo, vicedirettore de la Verità, Matt Carus e Massimo Salvati discutono dell’ipocrisia degli antifascisti che attuano un incredibile doppiopesismo ideologico in base ai propri interessi e convenienze, insieme con Giovanni Sallusti, direttore di Radio Libertà, e Giorgio Cremaschi, membro del coordinamento nazionale di Potere al Popolo.

Giovanni Sallusti: “L’origine dello psicodramma legato alla crociata contro la presenza a ‘Più libri più liberi’ di una casa editrice non allineata nasce dalla denuncia pubblica arrivata addirittura da Emanuele Fiano: ovvero da un ex parlamentare del Partito democratico che era appena stato sottoposto a un orrendo episodio di censura da parte di squadristi tecnicamente comunisti. L’esponente dem era stato infatti oggetto di un atto di intimidazione intellettuale, anzi di violazione della sua libertà d’espressione, ma a ruota ne ha chiesto subito un altro per chi non la pensa come lui. Allora il gioco è truccato, perché la famosa e fin troppo abusata frase ‘non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo’ deve valere anzitutto con chi la pensa diversamente, anzitutto con i pensieri eccentrici, fastidiosi, anche irricevibili. Ti dico, nel catalogo di Passaggio al Bosco ci sono autori per me detestabili, come Léon Degrelle, che fondò un battaglione delle SS, con cui culturalmente io proprio non ho nulla a che spartire”.

“Posso anche non condividere il posizionamento culturale di quell’editore, ma a maggior ragione devo difendere la sua libertà di essere nel dibattito, di vendere i suoi libri e di svolgere la sua libera attività economica. Quest’ultima, tra l’altro, è tutelata dalla Costituzione. Altrimenti siamo in un dibattito perennemente truccato, legato alla mitologia – sempre più farlocca – dell’antifascismo. Siamo insomma alla declinazione farsesca di una cosa che era già un’impostura, ma almeno riguardava una classe intellettuale che aveva delle idee, perché adesso ci sono fumettisti bravissimi, come Zerocalcare, o pseudo guru dell’antimafia, come Saviano, che semplicemente replicano questa etichetta di ‘fascisti’ mettendola addosso a chiunque la pensi diversamente. Allora sì, mi viene da dire che questi sono i fascisti degli antifascisti”.

Francesco Borgonovo: “La cosa di cui ho più paura è l’autocensura, perché qua sta crescendo un pensiero unico, a cui tutti aderiscono. Per fare un esempio recente: l’altro giorno c’è stato, l’altra notte è avvenuto uno stupro a Roma, dove una ragazza che è stata aggredita da tre ragazzi nordafricani. Uno l’ha stuprata e due la tenevano ferma. Se qualcuno andasse a leggere gli articoli di giornali che hanno trattato questa roba: per capire che quei tre erano nordafricani, un lettore è costretto ad andare all’ultima riga dell’articolo, sempre che lo citino. È una cosa incredibile. Se la violenza sessuale fosse stata a opera di un uomo bianco e occidentale, sono sicuro che tutto sarebbe stato sottolineato. Ecco, un po’ mi spaventa questa autocensura, che corrisponde al pensiero unico gli è penetrato nella testa dei nostri colleghi”.


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