Le città europee sotto scacco di islam e socialismo

· 17 Settembre 2025


In questa puntata della rubrica “Gli scorretti – un antidoto al luogocomunismo”, Giulio Cainarca discute dell’impatto geopolitico degli ultimi eventi, in Italia e in Europa che mostrano un crescendo di intolleranza e antisemitismo a traino islam-socialismo con Caro Cambi e con Guido Guastalla, editore della casa editrice Salomone Belforte, attiva dal 1805 a Livorno, ex assessore alla cultura della comunità ebraica di Livorno, vicepresidente dell’Associazione di amicizia ebraico-cristiana da lui fondata a Livorno ed esponente di spicco della comunità ebraica italiana.

“Livorno è la città delle nazioni, la città della tolleranza, dove San Luca permise agli ebrei di ritornare, di esercitare le professioni e la fede ebraica e pubblicare libri, in cui vivere insieme è qualcosa di naturale. In realtà non è una cosa naturale, ma si crea attraverso l’educazione e la legge. Se questo non  avviene e  siamo costretti anche nelle festività a vivere asserragliati nella sinagoga con le forze dell’ordine: fortunatamente a Livorno abbiamo la Folgore che è una garanzia assoluta di sicurezza. Oggi abbiamo un sindaco di Livorno che non si è presentato al giorno della cultura ebraica, e il 7 ottobre  non espresse solidarietà alla comunità ebraica, impedì la proiezione della bandiera ebraica sulla facciata del Comun, come è avvenuto a Milano con Beppe Sala, il quale è stato anche lui finalmente messo da parte dalla comunità ebraica come persona non gradita e non amica”.

“Viviamo in un’epoca in cui pare che gli accadimenti siano tutti casuali, che non abbiano un pregresso, non abbiano uno sviluppo, non abbiano delle ragioni profonde. In Spagna gli ebrei sono sempre stati odiati, lo sono stati dai cattolici, lo sono stati dagli arabi. Questo governo spagnolo che si regge su un compromesso al ribasso con una dimensione morale che è più sottile di un foglio di carta velina, è sotto ricatto dagli indipendendisti baschi, di quelli catalani, dalle minoranze musulmane che poi tanto minoranze non sono: perché la predicazione socialista delle frontiere aperte, del promuoviamo le minoranze, fa sì che oggi le città l’Italia, ma vale per la Francia, vale per la Spagna, vale per la Germania, vale per l’Olanda, siano sotto scacco dalle comunità islamiche più facinorose, che incendiando le periferie tengono i governi sotto il ricatto della violenza. E questi governi non sono più capaci di elaborare delle politiche che gestendo l’immigrazione e la primazia delle leggi nazionali, della tradizione dei popoli consentono di un’affermazione di convivenza civile. A nessuno preoccupa il fatto che in Germania ci sia una volontà bellicista crescente, che Merz giustifichi il riarmo tedesco; e che per paura dell’Afd, ormai  il primo partito in Germania, si incrudiscano le leggi securitarie? Quanto pensate che ci mettano  questi per dichiarare che gli ebrei sono scomodi?”

“A fronte di un’unione europea che è una disunione, un mostro burocratico che sta ingabbiando le scelte e le volontà delle singole nazioni senza dare in cambio alcunché, quel che succede in Spagna è la fotocopia della disgregazione dei valori di tolleranza, di democrazia, di libertà che sono stati introdotti in Europa non dalla rivoluzione francese, ma dalla rivoluzione americana. E la dichiarazione di indipendenza – tra l’altro scritta da un toscano, che era Philip Mazzei, il suggeritore di George Washington – sta lì il fondamento dell’uomo nuovo in Europa; sta in John Locke e nel liberalismo inglese il fondamento della nuova Europa”.

“Io rabbrividisco quando sento Kier Starmer, che dovrebbe essere l’erede di Winston Churchill almeno come valorialità democratica, parlare del ‘pericolo Israele’. Mi dispiace per il presidente della Repubblica guardi al 1914 e non al 1938. L’Europa sta sul baratro della guerra come nel 1938. Al posto dei nazisti oggi c’è un internazionale della stupidità, che è quella in cui si trova riunita una sinistra senza più idealità. Perché il grande danno che abbiamo ricevuto è la caduta del Muro di Berlino. Finché il comunismo realizzato era collante politico, sociale e ideologico di quella sinistra, noi lo potevamo contrastare con le armi della democrazia. Ma dopo le spore dell’autoritarismo, dell’intolleranza, della violenza, si sono sparse liberamente per l’Europa, incistandosi dentro le nostre società. Allora abbiamo corso e stiamo correndo oggi un pericolo forte: lo dimostra il fatto che uno come Roberto Saviano può dire impunemente, di fronte all’assassino di Charlie Kirk, che i morti non sono tutti uguali e che ci sono delle vite per le quali non conviene spendersi. Non è molto diverso da ciò che sostenevano i gerarchi fascisti, quando rastrellando il ghetto di Ferrara, pensavano che la vita di un ebreo valesse infinitamente meno della vita di un cristiano. Noi però non facciamo questa riflessione, ci limitiamo a dire no alla reazione a ciò che fa Netanyahu. Non capiamo le ragioni profonde di un odio che rischia di far precipitare di nuovo l’Europa nell’orrore del secolo breve”. 


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